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Ceriale, ridente località di villeggiatura nel savonese. Gli ampi spazi verdi, le seconde case, il litorale di sabbia fine. E la vetrina di uno studio di geometra crivellata di colpi di calibro 38. C’è voluto un avvertimento in pieno stile ‘ndranghetista, la mattina del 30 novembre 2014, per aprire agli occhi di tutti uno spiraglio sul contropotere che da anni influenza le vicende della “Locri del Nord”. Ma perché prendersela con Giuseppe Repetto, professionista conosciuto e stimato da tutta la comunità? E soprattutto, perché in quel momento, dopo che ha persino abbandonato da molti anni l’impegno in politica?

Il geometra Repetto, infatti, è stato a lungo in consiglio comunale a Ceriale. Fino al 2007 ha ricoperto il ruolo di Assessore all’Ambiente nella giunta centrista del sindaco Pietro Revetria, prima di essere costretto alle dimissioni dai molteplici sequestri, per ipotesi di abuso edilizio, di cantieri approvati sotto la sua gestione: in alcuni di questi, lo stesso Repetto ricopriva incarichi professionali, in obiettivo conflitto d’interessi. A settembre 2007 cade l’intera giunta Revetria, minata dalle dimissioni in gruppo di 9 consiglieri che non condividono le discutibili scelte del sindaco in materia urbanistica. Tra queste, l’iniziativa di maggior peso era il progetto per il rilascio al gruppo Geo, del costruttore albenganese Andrea Nucera, della concessione per realizzare alcune palazzine, un residence e un albergo nella zona compresa tra via Aurelia e via Orti del Largo, su un’area identificata con la sigla ‘T1’ dal Piano Urbanistico Comunale. Anche questo maxi-cantiere, approvato dalla successiva giunta del sindaco Ennio Fazio, è caduto sotto la scure della magistratura, sequestrato nel 2011 per presunte irregolarità nella concessione. Il nome di Nucera è poi diventato noto alla cronaca ed alle Procure a seguito del crac milionario che l’ha portato, nello stesso anno 2011, a finire sotto processo per bancarotta fraudolenta e abuso edilizio. Ben lontano dall’idea di sottoporsi al giudizio, il buon Andrea si è reso latitante, prima a Dubai e in seguito ad Abu Dhabi, in un Paese, gli Emirati Arabi, in cui il reato di abuso edilizio non esiste e da dove, pertanto, non potrà mai essere estradato.

Il 6 novembre 2014 sei persone vengono rinviate a giudizio dal Gup di Savona, per gli abusi legati al progetto T1: il sindaco di Ceriale Ennio Fazio; Pietro Revetria, transitato nel frattempo al ruolo di Assessore all’Ambiente; l’avvocato Mauro Vallerga e la geometra Giuseppa Parrinello, per il loro ruolo in seno alla Commissione che affidò l’incarico a Nucera; lo stesso imprenditore, ormai da anni latitante, e la sorella Monica, che da poco ha raggiunto Andrea negli Emirati. Meno di un mese dopo, giungono i proiettili sulla vetrina di Repetto, amministratore comunale al tempo del primo approdo del progetto in Consiglio, qualche legame con Nucera all’attivo: entrò in Consiglio comunale per la prima volta proprio in seguito alle dimissioni di Nucera, nei primi anni ’90; ha poi preso parte, nella sua attività professionale, a due progetti della Geo srl. “Non ho mai ricevuto minacce in precedenza, quello che è accaduto mi coglie di sorpresa” – ha dichiarato subito dopo l’attentato – “non credo di aver mai fatto del male a nessuno”. E comunque “non aveva in corso alcun intervento commissionato dal Comune”, si affretta a precisare il sindaco Fazio.

Lo stesso sindaco imputato, con un paradosso non da poco, aveva inizialmente deciso che il Comune di Ceriale non si sarebbe costituito parte civile nel processo, nonostante le richieste della minoranza. “Trovo che agire ora sarebbe un eccesso di tempestività”, le parole del vicesindaco Maineri. “Abbiamo deciso, confidando nella giustizia, di attendere il processo. Non rinunceremo al risarcimento dei danni subiti, qualcuno pagherà per questo, ma stiamo valutando la sede più opportuna per agire e lo faremo”. Questo in occasione della seduta consiliare del 29 novembre 2014, la sera prima dell’attentato. A fine gennaio il dietrofront di Fazio, che decide infine per la costituzione: “Siamo concordi nel tutelare l’immagine del comune, non c’è nessuna spaccatura”, dice, “sono certo di non aver commesso reati e che giustizia sarà fatta”.

Nel frattempo Nucera, che è stato raggiunto nella penisola arabica da tutti i prossimi congiunti (compagna, sorella e madre) sta ormai per compiere il quarto anno di latitanza. Ad Abu Dhabi, la sua nuova città, ha messo su in breve tempo una catena di ristoranti italiani (“Italianissimo”) e una di negozi d’abbigliamento: il settore edile è ormai un ricordo. A dir la verità era stato fermato dall’Interpol, ma una volta che il governo degli Emiri, com’era prevedibile, ha respinto la richiesta d’estradizione, tutto si è risolto con un nulla di fatto. Insomma, il faccendiere amico di politici e banchieri non sembra soffrire più di tanto la sua condizione di ricercato e pluri-imputato; e intanto, nella sua Ceriale, i blocchi di cemento incompiuti della T1 troneggiano spavaldi a pochi metri dal mare, simbolo icastico dell’impunità.