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Sviluppi della Confisca Canfarotta. Nella prima metà del 2019 il Fatto Quotidiano e Le Iene avevano portato alla luce, partendo dalle dichiarazioni dell’ultima coadiutrice della confisca, una situazione paradossale, tra beni occupati (in alcune circostanze utilizzati anche da prostitute), abbandonati all’incuria, pericolanti e gravati da spese condominiali mai pagate che ricadevano sulle spalle degli altri condomini.
La situazione stava sfuggendo di mano.

In seguito a queste inchieste, l’Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati (ANBSC) e il Comune di Genova (che aveva già fatto qualche mese prima una raccolta di manifestazioni d’interesse tra le realtà cittadine) hanno velocizzato il processo di riassegnazione: in particolare è stata sperimentata una nuova procedura nei rapporti tra Agenzia e Enti Locali, considerata valida al punto di essere inserita all’interno delle nuove linee guida dell’Agenzia. Ci risulta essere la prima nel suo genere in Italia.

In cosa consiste l’innovazione? Col bando pubblicato sugli 81 beni in tarda primavera il Comune ha messo a bando degli immobili che non erano (ancora) nel suo patrimonio: i beni infatti erano ancora in gestione all’Agenzia nazionale. L’accordo tra Comune e Agenzia prevedeva che il Comune avrebbe acquisito solo i beni per cui fossero pervenute delle richieste (previo saldo da parte dell’Agenzia delle spese condominiali arretrate), mentre i beni per i quali non fossero pervenute sarebbero rimasti in gestione all’Agenzia. 
Qualsiasi altra spesa di ristrutturazione e allestimento del bene, invece, è stato specificato essere a carico dell’assegnatario.
In sostanza, il Comune di Genova si è posto come mediatore tra le realtà del territorio e l’Agenzia nazionale. La prassi seguita dagli Enti Locali è di solito ben diversa: l’ente individua i beni e il loro possibile riutilizzo sociale, fa una manifestazione d’interesse al’Agenzia per acquisirli e poi solo dopo l’acquisizione gli immobili vengono messi a bando o assegnati direttsmente, con le procedure proprie di ogni immobile comunale. Tra l’acquisizione e la promulgazione del bando a volte viene fatto un percorso partecipativo oppure il bene viene ristrutturato con fondi di varia natura.
L’unica azione progettuale portata avanti dal Comune in questo caso è stata immaginare 4 destinazioni d’uso indicative, corrispondenti ad altrettanti blocchi di immobili. I blocchi erano: utilità sociale, social housing temporaneo e finalità ricettivo-turistica; per gli immobili restanti, è stato dedicato un quarto blocco non meglio definito (su richiesta dell’Agenzia, ha specificato il Comune).
La Regione Liguria ha stanziato mezzo milione di euro poco dopo l’indizione del bando per gli immobili della confisca genovese; ancora non è noto come verranno impiegati.

Il percorso non è stato semplice né lineare, per varie ragioni: ad ogni modo, a luglio viene annunciata l’assegnazione di 44 immobili. Per gli altri 37 beni non è pervenuta invece nessuna richiesta, per cui come previsto sono rimasti nel patrimonio dell’Agenzia.
Il 15 ottobre il Consiglio Comunale vota all’unanimità la delibera di acquisizione: 36 sono appartamenti, 8 i bassi. Svariate le attività di riutilizzo: una ciclofficina per riparare biciclette, una stazione di web radio, social housing, emergenza abitativa, un albergo diffuso sociale, un alloggio temporaneo per padri separati, una biblioteca, usi istituzionali degli organi di decentramento, magazzini. 10 sono i soggetti gestori, associazioni e cooperative sociali, molti di queste a capo di cordate che coinvolgono molte altre realtà: Emiliani, Fondazione Auxilium, SemiForesti, Cicloriparo-Fiab, Gigi Ghirotti, Prènottando, Focus, Domus Cultura, Il Cesto e Disorderdrama.
La 
delibera

I prossimi passi da monitorare saranno quindi la corretta destinazione dei beni dall’Agenzia al Comune e poi dal Comune ai gestori, lo sforzo dei gestori per risistemare gli immobili, lo stanziamento dei fondi regionali, il riutilizzo dei rimanenti 6 immobili della precedente acquisizione e non ultimo il destino dei rimanenti beni disertati nel bando.

Per il Comune di Genova, che prima della confisca contava appena una cinquantina di beni tra in gestione e destinati, la confisca Canfarotta ha significato l’irruzione dell’argomento nel dibattito pubblico (che però fatica ancor oggi a imporsi), e la nascita di così tanti beni destinati (da 27 a 69, se andranno tutte in porto) sicuramente sarà un fenomeno interessante e inedito per la città e in particolare per il suo complicato centro storico.