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I beni confiscati, finalmente, hanno iniziato a muoversi, e questa volta per davvero. Dopo tante parole, buoni propositi, interrogazioni comunali e molto altro, da oggi si è entrati nel vivo del processo di riassegnazione dei beni, e per i 115 immobili della confisca Canfarotta (la più grande alla criminalità organizzata del nord Iitalia) forse si intravede un futuro.

Nella mattina del 13 settembre, così come riportato da ANSA e Repubblica, si è svolta in Prefettura, davanti al prefetto Fiamma Spena, una riunione del Nucleo di supporto dell’agenzia nazionale beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata per avviare i progetti di recupero e assegnazione dei beni.

Alla riunione hanno partecipato funzionari dell’Agenzia stessa, rappresentanti di Regione, Città Metropolitana e Comune di Genova nonché delle Forze dell’Ordine, della Camera di Commercio, delle Agenzie del Demanio e delle Entrate.

Scopo dell’incontro, organizzato a conclusione delle procedure di legge che hanno sancito la completa acquisizione da parte dello Stato di tutti i beni che sono appartenuti alla famiglia Canfarotta/Lo Re, è stato quello di tracciare il percorso sinergico che gli enti locali, con il contributo della Prefettura, dovranno compiere per predisporre un progetto unitario e complessivo di recupero, destinazione ed utilizzo di circa i 100 unità che compongono un patrimonio immobiliare dislocato quasi interamente nel centro storico cittadino.

I numeri della confisca, ormai, sono più che noti: tra appartamenti e fondi il numero complessivo è di 115 unità per un valore stimato di circa quattro milioni di euro. Moltissime la abitazioni fatiscenti, con grosse carenze sanitarie. Il Comune di Genova aveva già manifestato l’intenzione di acquisirne 46, tra la Maddalena e piazza delle Erbe.

Proprio per il valore altamente simbolico si è deciso di agire rapidamente per il recupero degli immobili. Per questo è stato anche deciso di fissare a breve un protocollo d’intesa tra Prefettura, Regione, Comune e Città metropolitana per la realizzazione di un progetto, con l’intervento anche delle associazioni antimafia presenti sul territorio.

In particolare, gli immobili dovranno essere usati come negozi, spazi culturali, abitazioni, e in tempi brevi dovrà fornita alla cittadinanza l’opportunità di riappropriarsi di spazi e luoghi a lungo utilizzati per finalità illecite.

L’intero progetto prenderà avvio dallo studio di fattibilità tecnica già realizzato dal Comune su circa la metà dei beni confiscati e oltre a contemplare una destinazione diversificata dovrà muoversi in una direzione idonea a promuovere la riqualificazione dell’area interessata, che versa in un contesto territoriale connotato da elementi di disagio e degrado.

La vera sfida inizia adesso: si tratta cioè di mettere a punto una strategia che sia idonea a riutilizzare al meglio questo enorme patrimonio economico e culturale rappresentato dai beni confiscati alla criminalità organizzata; e l’Osservatorio, ancora una volta e come sempre, cercherà di raccontarvi tutti gli aspetti più importanti della vicenda, passo dopo passo.