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Il 25 luglio si è svolto a Bosco Marengo un incontro sugli ecoreati e la corruzione nel più ampio contesto del primo campo E!state Liberi organizzato da Libera Alessandria. Tale evento ha permesso a ragazzi ed adulti che vi hanno preso parte di approfondire il tema degli ecoreati e delle ecomafie e di comprenderne sia la pericolosità e le detestabili quantità di denaro che vi gravitano sia, come ricordato dal Maggiore Corsano, le conseguenze negative per ciascuno di noi. Tali temi sono stati approfonditi ed ampliati con un’analisi critica da parte del magistrato della procura di Alessandria Riccardo Ghio e dal presidente dell’Ordine degli Avvocati Piero Monti, mentre la professoressa Lombardi, esperta di Diritto Amministrativo e docente all’Università del Piemonte Orientale, ha compiuto un approfondimento sulle conseguenze che la corruzione ha sul nostro sistema e sulla facilità con cui le amministrazioni pubbliche possono tristemente aprirsi alla corruzione.
Cascina Saetta, luogo in cui si è tenuto l’incontro, è diverso dalla gran parte dei beni confiscati riassegnati ad uso sociale: si presenta infatti come un ampio tendone sotto al quale sono disposti tavoli e sedie per ospitare i partecipanti all’incontro; sembrerebbe troppo coraggioso, vista la sua struttura, definirlo cascina. Ma la sua storia non è semplice come potrebbe sembrare e non si ferma al 2005, data in cui fu definitivamente sottoposto a confisca il bene, precedentemente proprietà di Rosario Caci, trafficante di droga organico al clan Madonia di Cosa Nostra gelese.
L’immobile veniva usato come magazzino per le sostanze stupefacenti che Caci rivendeva sulla piazza di Genova con ingenti profitti o veniva usato come base sicura per alcuni latitanti. Il bene, lasciato in stato di abbandono e vittima di crolli, venne definitivamente abbattuto nel 2013 e nell’anno successivo, dopo la sua destinazione dal comune all’associazione, iniziò la ricostruzione, attualmente ancora in corso.

Non sorprende che la cascina, in provincia di Alessandria, fosse usata come magazzino e base sicura da un criminale operante a Genova, ci spiega Giorgia Pagnacco (Libera Alessandria), principale promotrice del primo campo di Libera nel Piemonte Orientale. Nonostante sia ancora in ricostruzione oggi Cascina Saetta è in grado di finanziarsi: all’interno del terreno è infatti presente una piccola area nella quale sono posizionate sei vasche in cui vengono allevati pesci d’acqua dolce; sopra di esse sono situate altrettante coltivazioni di ortaggi. I liquami dei pesci concimano il terreno per le piante ed esse rendono ossigeno all’acqua, dando vita ad un sistema di reciproco sostentamento completamente naturale.
In questo ambiente s’inserisce l’entusiasmo e la curiosità dei ragazzi del campo: nonostante molti di loro siano alla loro prima esperienza con un campo di Libera, l’interesse che hanno mostrato verso gli argomenti e le tematiche affrontate era sincero, e le domande che richiedevano chiarimenti ed approfondimenti numerose e interessanti.

L’impegno degli organizzatori, l’interesse dei ragazzi e la professionalità dei relatori hanno dato vita ad un evento stimolante, un risultato che si spera possa ripetersi nei prossimi anni. E tuttavia il campo non è stata solo una sequela di attività, incontri e formazione ma anche l’occasione per mandare un messaggio di speranza e di impegno: così come le mafie hanno dimostrato di essersi espanse all’esterno delle proprie regioni d’origine, così i campi di Libera devono tenersi anche all’esterno del Sud Italia. Dove c’è mafia devono esserci speranza ed informazione. Dove c’è mafia ci deve essere antimafia.