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L’abbiamo scritto molte volte, “le date sono importanti”. Servono a fissare i fatti, a ricostruire le storie, a mettere dei punti fermi nella lunga e irta strada della conoscenza. Ebbene, il 14 settembre 2017 è una di quelle date che dovremo imprimere in modo indelebile nella nostra memoria (la pronuncia è arrivata poco prima della mezzanotte, al termine di una estenuante camera di consiglio).
La Suprema Corte era chiamata a mettere la parole fine sul processo La Svolta, che aveva sconvolto il Ponente ligure a partire dal famoso blitz del 3 dicembre 2012.
I fatti successivi sono noti e sono stati documentati su questo sito: le storiche condanne del Tribunale di Imperia; la sentenza d’Appello che aveva “dimezzato la ‘ndrangheta” (confermando le condanne su Ventimiglia ed assolvendo gli imputati di Bordighera). Ieri sera la Cassazione ha fatto quello che gli addetti ai lavori auspicavano e sussurravano, conoscendo nel dettaglio vizi e virtù della pronuncia di secondo grado. Due i dati salienti della storica sentenza romana:

1)La ‘ndrangheta in Liguria è un fatto incontrovertibile: è, come si dice in gergo, “cosa giudicata“. La Suprema Corte infatti, rigettando i ricorsi degli imputati di Ventimiglia, ha reso definitive le condanne già pronunciate in Appello nei confronti della famiglia Marcianò (Vincenzo e Vincenzino, poiché Giuseppe è deceduto a inizio anno), Giuseppe Gallotta (14 anni), Nunzio Roldi ed Ettore Castellana (8 anni), Omar Allavena, Salvatore Trinchera (7 anni) e Paolo Macrì (5 anni). Allo stesso tempo, sono state confermate le assoluzioni di Gaetano Scullino e Marco Prestileo (ex sindaco ed ex dirigente del Comune di Ventimiglia, sempre assolti in tutti i gradi di giudizio) ed annullate le condanne emesse nei confronti di Alessandro Macrì e Federico Paraschiva.
In sintesi, per la prima volta è stato accerto, con  sentenza definitiva, il radicamento organico della ‘ndrangheta nella nostra Regione.

2)Gli imputati di Bordighera tornano a processo: la Cassazione ha infatti annullato le assoluzioni pronunciate dalla Corte d’Appello di Genova, nei confronti di Maurizio, Giovanni, Roberto Pellegrino e Antonino Barilaro. Si tratta del secondo annullamento con rinvio “pesante”, dopo quello disposto nel processo “Maglio 3” il 4 aprile 2017. Ciò significa che i bordigotti torneranno ora a giudizio, innanzi alla Corte genovese in diversa composizione. 

Si tratta di attendere, come sempre, il deposito delle motivazioni, per comprendere gli snodi fondamentali del ragionamento dei Supremi Giudici. Per il momento val la pena di sottolineare, unicamente, che il dispositivo di questa notte -abbandonando l’impostazione della Corte d’Appello di Genova – sembra riallacciarsi idealmente al giudizio di primo grado, espresso dal Tribunale di Imperia (che emise ben 16 condanne per associazione mafiosa). Resta da capire come sia stata affrontata, e risolta, la questione del “doppio locale” (Ventimiglia/Bordighera).

L’abbiamo scritto molte volte, “le date sono importanti”. Servono a fissare i fatti, a ricostruire le storie, a mettere dei punti fermi nella lunga e irta strada della conoscenza. Ebbene, il 14 settembre 2017 è una di quelle date che dovremo imprimere in modo indelebile nella nostra memoria (la pronuncia è arrivata poco prima della mezzanotte, al termine di una estenuante camera di consiglio).
La Suprema Corte era chiamata a mettere la parole fine sul processo La Svolta, che aveva sconvolto il Ponente ligure a partire dal famoso blitz del 3 dicembre 2012.
I fatti successivi sono noti e sono stati documentati su questo sito: le storiche condanne del Tribunale di Imperia; la sentenza d’Appello che aveva “dimezzato la ‘ndrangheta” (confermando le condanne su Ventimiglia ed assolvendo gli imputati di Bordighera). Ieri sera la Cassazione ha fatto quello che gli addetti ai lavori auspicavano e sussurravano, conoscendo nel dettaglio vizi e virtù della pronuncia di secondo grado. Due i dati salienti della storica sentenza romana:

1)La ‘ndrangheta in Liguria è un fatto incontrovertibile: è, come si dice in gergo, “cosa giudicata“. La Suprema Corte infatti, rigettando i ricorsi degli imputati di Ventimiglia, ha reso definitive le condanne già pronunciate in Appello nei confronti della famiglia Marcianò (Vincenzo e Vincenzino, poiché Giuseppe è deceduto a inizio anno), Giuseppe Gallotta (14 anni), Nunzio Roldi ed Ettore Castellana (8 anni), Omar Allavena, Salvatore Trinchera e Federico Paraschiva (7 anni), Giuseppe Scarfò e Paolo Macrì (5 anni), oltre ad Alessandro Macrì a titolo di tentativo. Allo stesso tempo, sono state confermate le assoluzioni di Gaetano Scullino e Marco Prestileo (ex sindaco ed ex dirigente del Comune di Ventimiglia, sempre assolti in tutti i gradi di giudizio).
In sintesi, per la prima volta è stato accerto, con  sentenza definitiva, il radicamento organico della ‘ndrangheta nella nostra Regione.

2)Gli imputati di Bordighera tornano a processo: la Cassazione ha infatti annullato le assoluzioni pronunciate dalla Corte d’Appello di Genova, nei confronti di Maurizio, Giovanni, Roberto Pellegrino e Antonino Barilaro. Si tratta del secondo annullamento con rinvio “pesante”, dopo quello disposto nel processo “Maglio 3” il 4 aprile 2017. Ciò significa che i bordigotti torneranno ora a giudizio, innanzi alla Corte genovese in diversa composizione. 

Si tratta di attendere, come sempre, il deposito delle motivazioni, per comprendere gli snodi fondamentali del ragionamento dei Supremi Giudici. Per il momento val la pena di sottolineare, unicamente, che il dispositivo di questa notte -abbandonando l’impostazione della Corte d’Appello di Genova – sembra riallacciarsi idealmente al giudizio di primo grado, espresso dal Tribunale di Imperia (che emise ben 16 condanne per associazione mafiosa). Resta da capire come sia stata affrontata, e risolta, la questione del “doppio locale” (Ventimiglia/Bordighera).