Nel centro storico di Genova, i volontari del presidio di Libera “Francesca Morvillo” offrono ai ragazzi delle scuole la possibilità di andare alla scoperta dei beni confiscati presenti sul territorio, guidandoli in un tour che da Piazza Don Gallo si perde nei vicoli della città vecchia e mostrando loro storie di impegno, legalità, rinascita. Gli studenti del Liceo Issel di Finale Ligure, per l’occasione inviati speciali dell’Osservatorio Boris Giuliano, hanno deciso di partecipare ad un tour e di raccontare la loro esperienza.
- I colori delle saracinesche parlano al cuore e aprono la mente
La pioggia intensa non ferma l’entusiasmo dei ragazzi del Liceo Issel di Finale Ligure che, guidati dalla voce di Libera, si aggirano in questa giornata di novembre per il centro storico di Genova.
È qui, infatti, che si trova la maggior parte dei beni della “confisca Canfarotta”, avvenuta nel 2014. Tale confisca ammonta a 115 beni, di cui 96 requisiti nella sola Genova e, in particolare, nel sestiere della Maddalena: qui si trovano, infatti, 43 beni sottratti alla criminalità in condizioni spesso al limite della decenza, utilizzati per lo sfruttamento della prostituzione, lo spaccio e altre attività criminali. Si tratta di appartamenti, ma anche di immobili ad uso commerciale.
La distribuzione di questi beni è stata negli anni molto difficile: infatti, l’assegnazione sta proseguendo ancora oggi grazie alla collaborazione tra Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati (ANBSC) e il Comune di Genova. I tempi possono essere anche piuttosto lunghi perché l’assegnazione ad associazioni di promozione per il sociale avviene tramite bando, cercando di premiare l’idea più innovativa.
Un esempio è quello della FIAB (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta), che ha vinto il bando per due immobili commerciali situati a piano terra ed è in procinto di scegliere quello in cui impiantare la sua attività. Uno di questi si trova nella piazza dedicata a Don Andrea Gallo, il “prete di strada” la cui immagine è raffigurata sulla saracinesca del bene confiscato.
Ancor più innovativa, infatti, è stata proprio l’idea di valorizzare le saracinesche degli spazi sequestrati: normalmente, i beni confiscati vengono individuati con semplici cartelli affissi a pareti, finestre e saracinesche, e così era stato fatto anche nel caso della confisca Canfarotta. Tuttavia, poco dopo i cartelli vennero strappati nella notte, rendendo impossibile a chiunque il riconoscimento dei beni. E così, in reazione a questo gesto violento, a Genova si è voluta fare una cosa diversa dal solito: individuare i beni dipingendone direttamente le saracinesche, le porte, i cancelli.
Ogni immobile lancia così un messaggio ben distinto, fatto di immagini e semplici frasi: ogni graffito rimanda al successivo indicandone l’indirizzo e creando così un vero e proprio percorso guidato nella Maddalena, uno dei più antichi e affascinanti – anche se difficili – quartieri di Genova. Immagini e frasi, ideate da giovani artisti, non potranno allora essere strappate come si strappa un manifesto con con un semplice gesto, ma lasceranno un segno indelebile.
Le saracinesche colpiscono il cuore di chi è andato a vederle appositamente, di chi passa loro davanti tutti i giorni e del turista che ci si imbatte per caso: devono colpire il cuore e aprire la mente.
2. Un’altra saracinesca di un bene confiscato è stata dipinta, ma questa volta gli artisti sono i bambini
È successo a Genova, nel pieno centro storico, in occasione della Notte Bianca dei Bambini 2016: durante la manifestazione un gruppo di piccoli artisti ha infatti dipinto, insieme alle proprie famiglie, una delle numerose saracinesche che contraddistinguono i beni che sono stati confiscati ad alcuni esponenti di associazioni criminali presenti nel capoluogo ligure. Questo atto è solo il più recente di una lunga serie di operazioni realizzate al fine di rendere riconoscibili alcune proprietà immobiliari presenti nelle vie del centro città, sequestrate negli anni ad organizzazioni criminali.
La saracinesca dipinta dai bambini cela dietro di sé uno spazio di 21 metri quadrati, che veniva utilizzato come magazzino e conteneva al suo interno un’importante quantità di materiali di vario genere. Questo bene apparteneva, come molti altri a Genova, a Benito Canfarotta, condannato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e sfruttamento della prostituzione, e gli è stato confiscato nel 2014 insieme ad altri 10 immobili.
L’idea di dipingere queste saracinesche fa parte di un progetto sostenuto da varie organizzazioni e in gran parte coordinato da “Libera”, una rete di associazioni, sindacati, ma anche scuole e parrocchie, che ha come obiettivo non solo quello di combattere giornalmente contro le mafie, bensì anche quello di lottare per ottenere giustizia sociale e verità sugli illeciti che sono ormai all’ordine del giorno e che vedono coinvolti vari gruppi criminali. Su ognuna di queste saracinesche è presente un’immagine dipinta che narra della storia del bene stesso: nel caso della saracinesca “dei bambini”, si può osservare una sorta di “disegno nel disegno”, perché i bambini hanno raffigurato ciò che li rappresenta maggiormente (giocattoli, animali, personaggi di cartoni animati) dentro ad alcune forme circolari di dimensioni diverse che, insieme, vanno a creare una nuvola di idee, valide per un futuro riutilizzo del bene confiscato. Per questo, sulla saracinesca è presente anche la scritta che recita: “un bene confiscato è spazio per le idee…”.
Un’altra caratteristica che accomuna tutte le saracinesche è la presenza, su ognuna di esse, dell’indicazione della via nella quale si può trovare un altro bene confiscato. Questo elemento permette, anche al semplice passante o al turista incuriosito, di organizzare un tour autonomo ed osservare dal vivo tutti questi beni, così da poter visitare la città in un modo alternativo ed interessante. L’obiettivo delle organizzazioni che hanno ideato e realizzato questo progetto è, infatti, quello di fare scoprire e conoscere a più persone possibili tutto questo “mondo” di immobili e di proprietà che, pur trovandosi nel centro di una grande città e sotto gli occhi di tutti, sono a lungo rimasti nell’ombra. Infatti, come recita una frase riportata su un’altra saracinesca, “un bene confiscato abbatte i muri dell’indifferenza”, perché permette alle persone di scoprire la verità sui fatti che riguardano la loro città.
3. Nel quartiere della Maddalena i graffiti per non dimenticare la Confisca
Nel centro storico di Genova esiste un quartiere chiamato Maddalena, che prende il nome dalla chiesa di Santa Maria Maddalena, posta lungo l’omonima via che attraversa il quartiere stesso. Il cuore del quartiere è caratterizzato da stretti vicoli che attraggono lo sguardo grazie al susseguirsi di saracinesche variopinte con colori vivaci.
La storia che si trova dietro queste saracinesche, però, è meno allegra, dal momento che si tratta di beni confiscati nel 2014 alla criminalità organizzata e di cui la legge del 1996 prevede il riutilizzo. La Confisca Canfarotta è la confisca più grande del nord Italia e comprende 96 beni immobili di cui molti a piano strada. A metà del 2016 si è pensato di comunicare ai cittadini quale fosse il significato di queste saracinesche sempre abbassate: inizialmente tramite l’affissione di cartelli, successivamente attraverso con numerosi dipinti, così da rendere le saracinesche vive e parlanti. Ogni saracinesca ha un disegno diverso e quindi un messaggio diverso, che è legato a quello delle altre, e tutte invitano a riflettere sul fatto che un bene confiscato non sia un locale qualsiasi, ma abbia dietro si sé un significato e una storia .
Alcuni messaggi ci informano che un bene confiscato è “uno sguardo ad un quartiere rinato”, “cambia il volto alla città”, o “è spazio per le idee”…
Un’altra saracinesca, che in realtà è una cancellata, ci racconta che un bene confiscato è “un punto di partenza”. Probabilmente, questa non è la saracinesca più bella dal punto di vista estetico: su uno sfondo giallo compare un grosso punto blu e il messaggio è scritto verticalmente usando i due colori in modo alternato. Questo bene, però, è uno degli undici acquisiti dal comune nel febbraio del 2017, e ha un significato veramente profondo: perché questa cancellata rappresenta una risorsa, un simbolo di riscatto, un primo passo verso la riabilitazione dalla criminalità e una nuova conquista da parte del quartiere. La saracinesca è poi un punto di partenza anche per i ragazzi che l’hanno dipinta: giovani artisti che fanno parte del progetto Anemmu (Andiamo), un progetto che permette ai minorenni che in passato hanno commesso piccoli reati di riscattarsi attraverso servizi sociali di pubblica utilità.
I colori, i disegni e l’ispirazione degli artisti ci invitano a riflettere e a non dimenticare che la criminalità organizzata nel nostro paese è una presenza forte, rispetto alla quale c’è ancora molto da fare nonostante le leggi emanate dallo Stato. E proprio Lo Stato dovrebbe prendere in carico i beni confiscati e salvaguardarne l’occupazione, mettendoli a disposizione della collettività dopo la confisca, dimostrando così di essere forte e in grado di fronteggiare la corruzione fino in fondo.
La via della Maddalena e le sue saracinesche ci ricordano tutto ciò ogni giorno.