Martedì 21 gennaio 2020 la Corte di Cassazione ha messo – quasi – la parola fine al processo “La Svolta” sancendo, dopo cinque gradi di giudizio, la definitività delle condanne per associazione mafiosa anche nei confronti dei fratelli Pellegrino (Maurizio, a dieci anni; Giovanni, a dieci anni e sei mesi; Roberto, a otto anni e quattro mesi di reclusione) e Antonino Barilaro (a sette anni di reclusione), ritenuti responsabili di far parte di quella ramificazione territoriale della ‘ndrangheta, denominata locale, radicata a Bordighera.
La Cassazione è tornata a pronunciarsi dopo che, il 14 settembre 2017, nel confermare le condanne emesse nei confronti degli imputati di Ventimiglia, aveva invece contestualmente annullato le assoluzioni pronunciate dalla Corte d’Appello di Genova nei confronti dei bordighotti e ordinato un nuovo processo d’appello. In particolare, nel dichiarare i ricorsi inammissibili, la Corte di Cassazione ha richiamato le conclusioni della Corte d’Appello, sottolineando come quest’ultima avesse correttamente avvalorato una serie di indici sintomatici, fra cui i legami di parentela tra i partecipanti, la contiguità con le cosche di origine, il peso criminale dei partecipanti (desunto dalle condanne riportate per altri reati), la struttura e la composizione del gruppo e le condizioni di omertà originatesi specialmente in relazione ai fatti compiuti dai fratelli Pellegrino.
Dovrà invece celebrarsi un nuovo processo d’appello, il terzo, nei confronti di Cosentino Giuseppe, unico imputato del locale di Ventimiglia ancora in attesa, quindi, di un giudizio definitivo. Peraltro, il ricorso di Cosentino è stato accolto solo in relazione alla contestazione dell’aggravante di cui all’art. 416-bis, commi 4-5 (associazione armata); infatti, come ricorda la Cassazione, ai fini della contestazione dell’aggravante è necessario dimostrare che l’imputato fosse consapevole del possesso di armi o comunque che ignorasse per colpa tale possesso, mentre sul punto la Corte d’Appello non ha fornito alcun elemento motivazionale. La condanna per il reato base (associazione mafiosa) è dunque definitiva, essendo incerto il solo quantum di pena.
Si chiude, così, dopo sei anni, nel modo in cui era cominciata, nel lontano 7 ottobre 2014, con la storica pronuncia del Tribunale di Imperia che per la prima volta nella storia giudiziaria della nostra Regione aveva accertato la presenza della ‘ndrangheta nel ponente ligure, nei due locali di Bordighera e Ventimiglia.