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Lo scorso 31 luglio 2020 l’Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati (ANBSC) ha pubblicato un bando per l’assegnazione diretta di 1400 particelle catastali confiscate in tutta Italia, corrispondenti a più di 1000 lotti confiscati.

Si tratta di un bando sperimentale e innovativo. Solitamente, infatti, l’iter per riutilizzare a fini sociali i beni confiscati prevede che i beni vengano destinati dall’Agenzia al patrimonio degli Enti Locali (solitamente le amministrazioni comunali, in qualche caso le Regioni) e solo allora viene indetto un bando ad evidenza pubblica ovvero si procede con assegnazione diretta a soggetti del Terzo Settore. Qualche volta, come nel caso del giardino di Villa Celestina a Bologna, si è utilizzato lo strumento dei patti di collaborazione.

In questo caso, invece, il passaggio dagli Enti Locali è stato completamente pretermesso e l’Agenzia Nazionale si è trovata ad interfacciarsi direttamente con le realtà del Terzo Settore.
C’era stato qualche precedente che andava in questa direzione: dall’approvazione della legge 109 sul riutilizzo sociale dei beni confiscati nel 1996, infatti, ci sono stati casi di beni assegnati provvisoriamente dall’Agenzia a soggetti di varia natura. Ad esempio il Magazzino Brancaccio a Palermo, confiscato al clan Ienna, è stato una delle sedi espositive di Manifesta 12, la dodicesima Biennale Europea nomade di Arte Contemporanea nel 2018, ed attualmente è utilizzato dall’adiacente Liceo Danilo Dolci come spazio ausiliario, nonostante sia ancora in gestione all’Agenzia. Si tratta, tuttavia, di episodi particolari e sporadici e non di un modello di riassegnazione strutturale.

La prima prova generale di un nuovo modello di assegnazione si è avuta nell’estate del 2019, in seguito alla rivelazione circa la gestione dei beni confiscati ai Canfarotta a Genova. Il Comune di Genova ha, quindi, indetto un bando pubblico su beni che, tuttavia, non si trovavano nel suo patrimonio, bensì in quello dell’Agenzia Nazionale ed in virtù di tale bando i beni per i quali qualche soggetto avesse mostrato interesse sarebbero stati trasferiti nel patrimonio comunale e contestualmente assegnati ai relativi vincitori, mentre quelli andati deserti sarebbero rimasti in gestione all’Agenzia.

Il bando vide l’assegnazione di ben 44 immobili a 10 soggetti gestori diversi, su 81 beni ancora in gestione all’Agenzia messi a bando. I rimanenti 37 beni per i quali nessun soggetto ha mostrato interesse sono rimasti, quindi, in gestione all’Agenzia.

Tale strategia, che deresponsabilizza molto il ruolo dell’amministrazione, è stata citata positivamente nelle nuove linee guida dell’Agenzia Nazionale, tanto da indurre, con il successivo bando, ad omettere direttamente il passaggio in seno all’Ente Locale.

Tra i 1400 beni che sono stati messi a bando l’anno seguente sono presenti, tra gli altri, proprio quei 37 beni il cui bando era andato deserto. Si tratta, perlopiù, di appartamenti e bassi nel centro storico (benchè 8 di questi cespiti catastali costituiscano una storica villetta sulle alture di Coronata, sopra il popolare quartiere di Cornigliano).

Con la progressiva definizione della situazione delle assegnazioni dei beni in centro storico (segnaliamo in particolare l’inaugurazione della ciclofficina qualche settimana fa), il Villino Castelletto di Coronata rappresenta la prossima principale sfida nello sforzo collettivo di recupero del patrimonio confiscato alla criminalità organizzata a Genova.

Il bando scade il 31 ottobre 2020, ed è previsto un cofinanziamento dell’Agenzia fino a 50mila euro a singolo progetto: si tratta, quindi, del primo bando sui beni confiscati a Genova che preveda un finanziamento.

Tutte le info sul sito dell’Agenzia.

Ricordiamo, oltre alla nostra mappatura, che le schede dello stato di conservazione di ognuno di questi beni sono pubblicate sul sito del Comune di Genova. 

EDIT: l’Agenzia ha prorogato il termine del bando al 15 dicembre