La sentenza conclusiva del primo grado di giudizio del processo “I conti di Lavagna” pone in luce come sin dagli anni ’80 la famiglia Nucera sia l’indiscussa protagonista nella gestione dei rifiuti nel territorio lavagnese.
Infatti, da un lato, i tre fratelli Nucera (Paolo, Antonio e Francesco) possedevano il terreno ove è sita la stazione di trasbordo temporaneo dei rifiuti denominata “Ecocentro”; dall’altro gestivano l’intero ciclo dei rifiuti (raccolta, stoccaggio e trasbordo).
Con riferimento al terreno dell’Ecocentro, merita evidenziare come il Comune di Lavagna abbia dapprima (negli anni ’80) ceduto il terreno alla famiglia Nucera e poi, nel 2001, sotto l’amministrazione del sindaco Mondello, sottoscritto una Convenzione (dalla durata inusitatamente lunga: ben 14 anni) con cui prende in affitto il medesimo terreno previa corresponsione di un canone alla società “Autotrasporti Nucera s.n.c.”. Lampante la diseconomicità di tale soluzione per il Comune di Lavagna, considerato altresì l’aumento nel tempo dei canoni di locazione (dai 60 milioni di lire previsti per il 2001 sino ai 200 milioni di lire previsti per il 2015).
Per cogliere a pieno la portata dell’indisturbata gestione del ciclo dei rifiuti da parte della famiglia Nucera la sentenza si sofferma sull’elenco dei soggetti che hanno stipulato con il Comune il contratto di trasporto dei rifiuti a partire dagli anni ’80.
In un primo momento l’appalto era stato affidato alla società “Autotrasporti” di Nucera Antonio. Nel 1987, tuttavia, la Giunta Regionale aveva sospeso l’autorizzazione per riscontrate irregolarità nella discarica.
Il Comune (in allora il sindaco era Gabriella Mondello) affidava quindi con licitazione privata (una gara non aperta a tutti ma solo a specifici concorrenti previamente individuati) la raccolta e il trasporto dei rifiuti alle società “Ati Ponticelli” ed “Eco88”, con soci Nucera Antonio (nonostante l’illegalità accertata dalla Giunta Regionale) e il figlio Giovanni.
Nel 1995 la Commissione Parlamentare Antimafia denuncia che “erano presenti a Chiavari i fratelli Nucera, calabresi, che si stavano impadronendo del settore – tipico della ‘ndrangheta – degli appalti dei rifiuti urbani”. A seguito di tali rilievi, nel 1997, il Comune rescinde il contratto con la “Ati Ponticelli”.
Ciò che stupisce è che però venga affidata, nuovamente con licitazione privata, la gestione dei rifiuti urbani alla società “Autotrasporti Nucera s.n.c.” di Nucera Francesco (fratello di Antonio, già socio di “Ati Ponticelli”). Il nuovo contratto ha una durata significativa: dal 1998 al 2006. Come rilevano i giudici genovesi “sempre sotto l’amministrazione Mondello che sarà sindaco per 24 anni, nonostante i rilievi della Commissione Prefettizia, si assiste ad un consolidamento e ad un progressivo ampliamento dei poteri di gestione nel settore dei rifiuti da parte della famiglia Nucera”.
Dal 2006 al 2009 il contratto di trasporto dei rifiuti viene frazionato in tredici contratti di cui nove vengono vinti nuovamente dalla società “Autotrasporti Nucera s.n.c.” di Nucera Francesco.
Dal 2009 al 2015 vince l’appalto la società cooperativa “Idealservice”, società di ingenti dimensioni con sede legale ad Udine.
La famiglia Nucera continua però a gestire il ciclo dei rifiuti sotto un duplice profilo in quanto, innanzitutto, “Idealservice”, sulla base di una delibera comunale del 2000, è vincolata all’utilizzo dell’Ecocentro, preso in affitto dal Comune sino al 2015. La famiglia Nucera, percependo i canoni di locazione da parte del Comune, percepisce quindi un primo vantaggio economico.
Inoltre, viene affidata, da parte di “Idealservice” mediante subappalto all’“Autotrasporti Nucera s.n.c.” il servizio di trasporto dei rifiuti; si tratta di una situazione del tutto eccezionale in quanto la società, in nessun altro Comune d’Italia, ha mai subappaltato potendo ben gestire, date le dimensioni, in autonomia l’intero servizio. Altro elemento significativo è quello per cui il contratto di subappalto risulta firmato ben dodici giorni prima (il 9.01.2009) rispetto alla firma (il 21.01.2009) del Capitolato speciale d’appalto alla società “Idealservice”.
Nello specifico i reati accertati dal Tribunale genovese sono quello di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti e di truffa aggravata.
Risulta provata, tramite riprese video, la ricezione di rifiuti speciali inquinanti e pericolosi e la miscelazione illecita di rifiuti vari da destinare alla discarica di Scarpino dove possono essere smaltiti solo rifiuti urbani indifferenziati; per effettuare tale illecito smaltimento, le imprese versavano un corrispettivo direttamente ai Nucera.
Infatti, nonostante vi fosse “anche una telecamera fissa, installata dal Comune e della quale erano a conoscenza anche i gestori della discarica i quali, ciò nonostante, continuavano ad agire in maniera spregiudicata e nella consapevolezza che non vi sarebbero state reazioni significative da parte dell’amministrazione locale”.
Due ex dipendenti di “Autotrasporti Nucera s.n.c.”, poi licenziati, raccontano come “la mala gestio […] constatata e segnalata ripetutamente sia in Comune che all’Idealservice, era fatto notorio nella popolazione, circostanza che del resto trova conferma nella disinvoltura con la quali plurimi soggetti andavano a scaricare illecitamente in Via Madonna della Neve previo contatto diretto con i Nucera”.
Secondo reato accertato è quello di truffa aggravata ai danni del Comune di Lavagna (costituitosi parte civile nel processo) in quanto i Nucera, per conseguire un maggiore guadagno, addossando il maggior costo alla collettività, aumentavano la quantità di raccolta indifferenziata, più lucrosa della differenziata includendo, tramite la miscelazione, rifiuti speciali e pericolosi conferiti, previo compenso, da terzi non autorizzati.
Vengono condannati per tali reati i tre fratelli Nucera Antonio (principale responsabile dell’Ecocentro e di “Autotrasporti Nucera s.n.c.”), Francesco (socio di “Autotrasporti Nucera s.n.c.” e costantemente presente nell’Ecocentro) e Paolo (comproprietario del terreno locato al Comune). In relazione a quest’ultimo emerge dalle motivazioni come, a differenza dei primi due, non gestiva direttamente l’Ecocentro, ma aveva interesse a non opporsi alle attività dei fratelli, di cui era perfettamente a conoscenza e da cui traeva un vantaggio diretto (ad esempio usando la proroga della convenzione per l’Ecocentro come prezzo della corruzione elettorale nei confronti del candidato sindaco Sanguineti). Infine, vengono condannati Ivana Pinasco (moglie di Antonio Nucera e rappresentante legale di “Autotrasporti Nucera s.n.c.” al cui interno il Tribunale ritiene ricoprisse un ruolo attivo e non di mera prestanome) e Giovanni Nucera (figlio di Paolo e responsabile tecnico di “Autotrasporti Nucera s.n.c.”).
Emerge quindi un allarmante quadro in cui l’allora sindaco Sanguineti, oltre ad essere perfettamente a conoscenza delle irregolarità, ha la “consapevolezza che la gestione dei rifiuti fosse nelle mani della ndrangheta”. Intercettato, dichiarava che “la spazzatura è in mano ai “mafiosi” tipo i Nucera” e ritiene necessario mantenere la situazione invariata altrimenti questi “avrebbero fatto saltare i mezzi”. “Modello Calabria” appunto.