Esiste la mafia a Sarzana? Il coordinamento di Libera La Spezia, che da anni opera su questo territorio, se lo è chiesto e ha fornito una risposta, per adesso, parziale, che non pretende di comunicare la verità assoluta ma che vuole aprire una riflessione sulla permeabilità del contesto sarzanese al radicamento mafioso . «Il lavoro svolto non è un punto di arrivo ma un punto di partenza di una discussione da fare insieme» ci ricorda Marco Lorenzo Baruzzo, in rappresentanza del coordinamento di Libera La Spezia.
Ieri, quella discussione è diventata pubblica con la presentazione dell’opuscolo Una storia semplice – pare che Sarzana è ‘ndranghetista. Mafie nella terra della Luna, l’iniziativa patrocinata dal comune di Sarzana, ha destato forte interesse nell’opinione pubblica favorendo la partecipazione “di pezzi di Stato”: massime autorità della Provincia, forze dell’ordine, candidati al Parlamento nazionale, mondo dell’associazionismo e cittadinanza.
Ricercando il filo rosso tra circostanze, episodi e personaggi già noti alla stampa locale e alle inchieste di DIA e DNA, Libera cerca di fare luce sul complicato contesto sarzanese. Emerge il ritratto di una città dotata di scarsi anticorpi per fronteggiare la potenza del crimine organizzato, segnata da situazioni opache e ambigue che affondano le radici nel passato. Le prime storie criminali con sparatorie e interessi imprenditoriali in crescita risalgono alla metà degli anni Sessanta per arrivare alla scia di attentati esplosivi degli anni Novanta. L’opuscolo palesa collegamenti inaspettati creando un triangolo immaginario tra Sarzana, Roghudi e Domodossola, città geograficamente lontane ma legate dallo stesso humus culturale.
Questa prima ricerca, non esaustiva ma certamente fondata, è un modo per far resistenza alle mafie. «Alla base delle nostre attività sta la conoscenza e l’informazione», così spiega Francesca Rispoli il valore del lavoro svolto dal coordinamento, «occorre rendersi conto della presenza criminale nella nostra vita quotidiana». «Per Libera La Spezia, l’Impegno verso questa attività di studio» come ci ricorda Marco Antonelli, membro del coordinamento, «parte dalla Memoria delle vittime di mafia, dalla storia di Dario Capolicchio e dalla domanda di giustizia di suo padre, Guerino, di cui ci facciamo carico perché è anche la nostra».
Libera si impegna per la legalità e la giustizia, si oppone a chi vuole imporre le logiche della violenza e del profitto illecito, a chi provoca l’impoverimento economico e culturale del territorio: mali radicati anche in Val di Magra. Solo comprendendo la pericolosità del contesto sarzanese, la cittadinanza attiva e responsabile, unita alla cooperazione con la classe dirigente, può contrastare il crimine organizzato. Per Libera questa è una sfida difficile ma importante e necessaria che con le armi della legalità, della trasparenza, della coscienza civica e del coraggio si può e si deve vincere.