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Dal 7 ottobre 2014 al 10 dicembre 2015. Date destinate ad entrare, di diritto, nella storia giudiziaria della Liguria.
A poco più di un anno dalla sentenza di primo grado, ecco un nuovo verdetto sulla Svolta, l’indagine che ha documentato l’attività criminosa di un’organizzazione – secondo gli inquirenti – riconducibile alla ‘ndrangheta calabrese. A prima vista il dispositivo sembra consegnare una verità ambigua: la ‘ndrangheta è sì presente nel Ponente ligure, ma è radicata solo a Ventimiglia, non a Bordighera, come invece sostenuto dal pm. Escono dunque vincitori dal secondo round i Pellegrino-Barilaro, ritenuti (a torto?) organici alla cosca Santaiti-Gioffré di Seminara (RC). Questa è la vera notizia di giornata.
I giudici, entrati in camera di consiglio verso le 10, avevano dato appuntamento alle 14 per la lettura del dispositivo; poi è arrivata un’ulteriore proroga, sino alle 16.30, sintomo di una decisione meditata e complessa. Infine alle 17.40, il collegio è entrato in Aula.
La Presidente D’Angelo ha così pronunciato, in nome del popolo italiano, la sentenza d’appello de “La Svolta”.
“La Corte d’Appello di Genova, visti gli artt. 157 e ss., 592, 530 e 605, c.p.p., in parziale riforma della sentenza emessa dal Tribunale di Imperia in data 7 ottobre 2014, appellata da (elenco imputati appellanti, n.d.r.) e dal pm […], ASSOLVE Palamara Antonio e Cosentino Giuseppe dal reato di cui al capo A); Barilaro Antonino, Pellegrino Giovanni, Pellegrino Roberto dal capo A bis)…”
Inizia così la lettura del dispositivo, con il duplice colpo di scena: due assoluzioni illustri per il locale di Ventimiglia (in particolare quella di Palamara, condannato a 14 anni in primo grado in qualità di capo-cosca), con la formula perché non hanno commesso il fatto, alle quali si aggiungono le assoluzioni per i membri del presunto locale di Bordighera, questa volta perché il fatto non sussiste.
Dall’accusa di mafia (416-bis c.p.) viene assolto anche Pellegrino Maurizio (condannato a 16 anni in primo grado), la cui pena viene ridotta ad anni 9 di reclusione ed € 48 mila di multa, per altri reati.
Per quanto concerne il locale di Ventimiglia, ad eccezione delle due citate assoluzioni, viene sostanzialmente confermata la pronuncia gravata15 anni e 4 mesi per Marcianò Giuseppe (ritenuto il boss, 16 anni in primo grado), assolto solo per millantato credito; 7 anni per Marcianò Vincenzo, classe ’48, e Allavena Omar. Addirittura 8 anni per Nunzio Roldi ed Ettore Castellana (gli autori dell’agguato a colpi di fucili in danno del costruttore Parodi), con pena aumentata rispetto al primo grado.

Vengono condannati anche tre imputati assolti dal Tribunale di Imperia: Federico Paraschiva, (7 anni, per associazione mafiosa); Stefania Basso (2 anni e 6 mesi) ed Enzo Giammicchia (2 anni e 2 mesi) per reati minori.
Ancora, viene dichiarato di “non doversi procedere” nei confronti di Giovinazzo e De Marte per intervenuta prescrizione dei reati loro contestati.
“Conferma nel resto la sentenza impugnata” afferma poi il Collegio: il che significa, in particolare, la conferma di alcune condanne pesanti (come quella di Gallotta, 14 anni), ma anche delle due assoluzioni per Gaetano Scullino e Marco Prestileo, i due politici coinvolti nell’indagine.
In ultima analisi, la Corte d’Appello ha riaffermato l’esistenza del fenomeno mafioso in Liguria, condividendo la lettura del Giudice di prime cure per quanto riguarda la città di Ventimiglia (al netto di qualche differenza sulle singoli posizioni esaminate): un dato significativo, che va valorizzato, alla luce delle difficoltà che si sono sempre registrate, nei processi del Nord, quando si è trattato di verificare i presupposti del 416 bis c.p.
Il vero dilemma – che solo un’attenta lettura delle motivazioni potrà sciogliere – consiste nell’assoluzione dall’accusa di mafia, pronunciata nei confronti degli imputati di Bordighera (ritenuti sino ad oggi – ironia della sorte – più “rumorosi”, violenti, intimidatori dei propri “colleghi” intemeli).
In seguito al verdetto, sono state revocate le confische disposte, in primo grado, nei confronti di Pellegrino Giovanni, Maurizio, Roberto e di Antonino Barilaro, ed è stata ordinata l’immediata scarcerazione degli imputati detenuti (salvo eventuale restrizione per altra causa). Si tratta ora di capire come si comporteranno il Pm Arena, nonché la Procura Generale: è facile ipotizzare che intendano ricorrere in Cassazione, al pari dei legali degli imputati condannati.
L’esame delle motivazioni, che verranno depositate entro 90 giorni, scioglierà anche questi nodi.